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      Pur questa piccola parte della superficie dell'Iran appartiene quasi interamente ad altri, che non ai contadini ed ai giardinieri: vi sono pochi paesi, dove il regime della grande proprietà sia più generale. Vaste distese fanno parte del dominio regio, ed i contadini, che le fanno valere, sono soggetti ad un regime, il quale differisce poco dalla servitù. Altre terre, il cui complesso è anche di molto più notevole, ma che sono incolte per la più parte, costituiscono i beni della corona, alla quale li ha dati la confisca o la conquista, e di solito sono concesse temporaneamente a favoriti od a creditori. Le moschee, le scuole, le fondazioni pie di tutte le sorta sono, come enti morali, nel novero dei grandi proprietari, ed i loro beni s'accresono anno per anno, non solo con i legati e le eredità, ma anche colle convenzioni segrete di impiegati prevaricatori, i quali, temendo una confisca totale delle loro proprietà per parte del sovrano, legano i loro campi alla chiesa, assoggettandola all'obbligo di pagare loro una rendita vitalizia. Il paese intero era minacciato di diventare un immenso vakuf (wakf) o dominio di "manomorta", quando Nadir-sciah riprese alle moschee una parte ragguardevole dei loro immobili; ma la presente situazione economica è ridiventata qual'era all'epoca del conquistatore, e si domanda se prossimamente una simile misura di salute pubblica non sarà necessaria. Le proprietà private d'una certa estensione sono in generale affidate a mezzadri, ai quali si dà anche l'acqua d'irrigazione, la semina e il bestiame in cambio dei due terzi o dei tre quarti del prodotto.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





Iran Nadir-sciah