Si sa che le pesche dell'Iran sono squisite, e per molto tempo si credè che fossero originarie di quel paese, di cui portano il nome negli idiomi occidentali; secondo le ricerche del signor de Candolle, il pesco sarebbe venuto dalla Cina [436].
      L'agricoltura comprende molte piante industriali. Il gelso non è coltivato unicamente per le sue bacche, assai pregiate nelle campagne di Teheran; se ne raccolgono anche le foglie per l'allevamento dei bachi da seta, i cui bozzoli sono utilizzati nelle fabbriche di Tabriz, di Kascian, di Yezd; inoltre, un certo commercio di sete greggie si fa coll'Europa per la via della Transcaucasia; ma la malattia dei bachi da seta, che ha fatto la sua comparsa nel Ghilan il 1864, ha diminuito la raccolta di due terzi. Fra le piante tessili non si coltiva il lino, ed il canape non serve se non per la preparazione dell'hascisc; ma il cotone è una delle coltivazioni ordinarie in tutta la Persia occidentale, fin nelle regioni fredde dell'Azerbeigian, intorno a Klioi ed Urmiah, dove la temperatura non è abbastanza elevata per le varietà americane della pianta. Il ricino fornisce quasi tutti gli oli da lume adoperati nel paese; le foglie dell'henné (lawsonia) e la manna d'Ispahan sono spedite, ridotte in polvere, in tutti i paesi dell'Oriente. I distretti meridionali, segnatamente il Laristan, che producono l'henné, danno egualmente il miglior tabacco della Persia, ben noto in tutto l'Oriente ed anche fuori del mondo musulmano, dopo la guerra di Crimea; è fortissimo, meno profumato di quello d'Ispahan, e serve principalmente ai fumatori di narghilé: i maomettani, ad eccezione dei wahabiti, fumano tanto più, quanto meno bevono.