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      È raro che i viaggi si facciano di giorno, sotto l'ardore del sole: preferiscono marciare al chiarore delle stelle, con tappe d'una lunghezza media di 30 a 36 chilometri; di giorno, riposano preso i pozzi o sulla riva di stagni, oppure, nei paesi d'acqua e di verdura, sulle sponde ombrose dei ruscelli. Sulle sedici strade principali, dette "strade dello sciah", s'incontrano stazioni o sciaparkhané, stabilite di tratto in tratto pel servizio della posta, ed i viaggiatori colle loro bestie trovano un riparo in vasti caravanserragli. Quasi tutti questi edifizî, dei quali alcuni sono di vaste dimensioni ed anche di proporzioni architettoniche, datano dallo sciah Abbas; ma da quel tempo non sono mai stati ristaurati, ed i loro accessi sono ostruiti da ruine; la maggior parte dei ponti, costruiti per ordine dello stesso sovrano, sono diventati troppo pericolosi per avventurarvisi, e si evitano accuratamente i lastricati sconnessi, tutti pieni di buche profonde. È vero che il tempo ha poco valore in Persia, e se la strada è faticosa, costa poco camminare lentamente: si vedono spesso dei vecchi intraprendere, senza compagni, viaggi di parecchie centinaia di leghe colla stessa indifferenza, come se andassero a visitare il casolare vicino [448]. Sulla via più frequentata, quella da Teheran a Resht, s'impiegano ordinariamente sette giorni per fare il tragitto di 300 chilometri circa. Ci vuole un mese per recarsi a Buscir, quaranta giorni per raggiungere Bandar-Abbas, due mesi per andare fino alla frontiera balutscia, di là dal Bampur.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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