L'ultimo suo conflitto con una potenza europea ebbe luogo nel 1857, allorchè gl'Inglesi sbarcarono un piccolo esercito a Buscir e bombardarono Mohammerah. Da allora, nella sua politica estera, non ha che da conformarsi ai pareri datigli dai ministri residenti alla sua corte. Sopratutto deve tener conto dei consigli dell'ambasciatore russo, non dovendo dimenticare che, se conserva il suo potere, ciò dipende unicamente dal buon volere del possente vicino. Nel 1829, quando l'illustre scrittore Griboyedov, ministro alla corte di Teheran, fu assassinato e lo czar Nicola sdegnò di trarne vendetta, il governo della Persia capì qual'era l'unico mezzo per ottenere il suo perdono; fin da allora s'è fatto vassallo di Pietroburgo. Il regno si trasforma a grado a grado, ma sicuramente, in una provincia russa: i nuovi padroni non hanno da sostenere nè le spese, nè le responsabilità della conquista; ma essi godono del pari tutti i vantaggi della dominazione.
Anche per il governo interno, il potere regio è limitato dai precetti del Corano, dall'uso, dall'influenza dei mushtehid e degli altri preti, cui la venerazione generale attribuisce autorità; esso ha pure da tener conto del parere delle ambasciate, e deve temere anche la forza d'una certa opinione pubblica; più ancora paventa i giudizi sfavorevoli dei giornali europei. Ma nessuna delegazione rappresentativa siede presso il trono. I ministri che sceglie lo sciah, dei quali regola a suo piacimento il numero ed il grado,[457] sono servitori, che egli colma d'onori o fa strangolare a suo capriccio.
| |
Inglesi Buscir Mohammerah Griboyedov Teheran Nicola Persia Pietroburgo Corano
|