Nel nord-est la Russia recentemente ha rettificato la frontiera a suo benefizio, impadronendosi dei punti strategici dello spartiacque; già s'indicano le strade, per le quali i suoi eserciti scenderanno verso l'Eufrate, e i distretti armeni e kurdi, che annetterà agli altri già conquistati. L'Inghilterra, senza poter impedire questi cambiamenti politici, come vi s'era imprudentemente impegnata assumendo il protettorato dei possedimenti turchi nell'Asia, ha voluto prendere la sua parte di bottino e s'è attribuita l'isola di Cipro, da cui almeno potrà sorvegliare gli avvenimenti. Non sono mancati i Greci del litorale, che, colla costituzione del piccolo principato di Samo, sotto la sovranità ufficiale della Porta, hanno cominciato l'opera di rivendicazione contro gli Ottomani.
E, mentre sulle frontiere e sulle coste, l'impero turco dell'Asia è minacciato nella sua integrità sia dallo straniero, sia da sudditi che riacquistano i loro diritti, all'interno perde la sua coesione pei conflitti di tribù e di classi: si demolisce la facciata, e l'edifizio si copre di crepe all'interno. Greci, Turchi, Lazi, Kurdi, Armeni, Maroniti, Drusi, Ansarieh s'agitano, come se il legame che li unisce in uno stesso fascio politico, dovesse presto esser rotto. Certi territori indicati sulle carte come appartenenti al padisciah, sono abitati da tribù realmente indipendenti. Inoltre, regioni deserte o decadute separano le une dalle altre diverse provincie dell'impero, e nella parte meridionale bisogna camminare lunghe giornate attraverso le solitudini per recarsi dalle valli coltivate del Libano alle rive dell'Eufrate.
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