A nord s'apre la valle del Tsciuruk, che forma, con quella del Kharsciut o fiume di Gumish-khaneh, una depressione semicircolare d'una sorprendente regolarità. Dal porto di Batum, presso il quale lo Tsciuruk si getta nel mar Nero, a Tireboli, posta alla foce del Kharsciut, si può camminare come per un immenso viale fra due file di picchi: basta per ciò valicare un colle di 1,900 metri, presso il villaggio di Vavug, fra le sorgenti dei due fiumi. Il vasto semicerchio circoscritto da questi corsi d'acqua è occupato da una serie di alte montagne, le Alpi pontiche, delle quali una cima, a sud-est di Rizeh, il Khatshkar, oltrepasserebbe 3,600 metri; un colle vicino ha 3,268 metri, secondo Koch. In questa regione del Lazistan, i sentieri sono ostruiti dalle nevi per più di sei mesi: "gli uccelli stessi, dicono gl'indigeni, non possono volare durante l'inverno sopra la montagna" [468]. Ad ovest del Kharsciut, le montagne che fiancheggiano la costa verso il Kizil irmak, sono meno alte delle Alpi del Ponto; nondimeno sono ancora abbastanza alte per rendere difficili le comunicazioni dall'una all'altra e di tratto in tratto proiettano verso il mare alti promontori fra i valloni del litorale. Uno di questi limiti naturali è il Yasun burun, o "capo di Giasone"; la rupe porta ancora il nome del navigatore leggendario, che diresse la sua nave verso la misteriosa Colchide. Tracce numerose d'antichi ghiacciai, morene, pareti striate e arrotondate, si veggono nelle alte valli delle Alpi pontiche: le lave, i porfidi ed altre rocce eruttive, che costituiscono queste montagne e quelle che si prolungano ad ovest del Kharsciut verso il Ghermili o antico Lycus, sono state striate dal bulino dei ghiacciai.
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