In questa regione l'attività vulcanica pare abbia preceduto dovunque il gran periodo glaciale; i soli indizî dei focolari sotterranei sono frequenti terremoti e la presenza di numerose sorgenti termali, che scaturiscono alla base dei monti e sulle sommità [469]. Secondo Strecker, la cima del Kolat-dagh (2,900 metri), che sorge sulla cresta della grande catena, oltre 50 chilometri a sud di Trebisonda, sarebbe il monte Theshes, dal quale i Diecimila, comandati da Senofonte, scorsero finalmente il mare e lo salutarono con grida giulive come il termine dei loro mali. Ma questo dorso non è punto di facile accesso per un esercito con tutti i suoi bagagli ed i suoi convogli di provvigioni; sul versante settentrionale la discesa del Kolat-dagh è impraticabile. È più presso al mare e su di una soglia attraversata da una strada o sentiero che si deve cercare il luogo, così sovente menzionato dagli antichi, d'onde i Greci videro ai loro piedi le verdeggianti spiaggie e la distesa delle acque risplendenti. Però esiste a sud del Kolat-dagh ed anche del colle Vavug, vicinissimo alla strada che debbono aver seguito i Greci, una montagna di 2,400 metri d'altezza, dalla cima della quale si vede benissimo il mare; sulla falda più alta sorge un monticello di blocchi porfirici d'una decina di metri, circondato d'altri mucchi in forma di coni tronchi. Il signor Briot, che scoprì questo monumento, lo considera come una montagnola commemorativa eretta dai Greci, e il dosso che la porta, sarebbe il monte Theshes [470].
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