Tuttavia la razza dominante, quella dei Turchi, o meglio Turcomanni, - perchè la maggior parte è ancora costituita in tribù, - ha forti qualità, che sembrerebbe dovessero assicurarle una parte più notevole nel lavoro delle nazioni. Laboriosi, pazienti, tenaci nel lavoro cominciato, i Turcomanni ripigliano, senza stancarsi, l'opera interrotta dalle invasioni. Consci della gloria dei loro avi, i Kara Koyunli e gli Ak Koyunli, vale a dire i "pastori neri" ed i "pastori bianchi", hanno conservato un sentimento di coesione nazionale, che manca in generale ai loro vicini, ed i miscugli delle razze riescono quasi sempre a loro vantaggio: Lazi, Circassi, Kurdi finiscono in certi distretti coll'unirsi ad essi, specialmente là dove i costumi nomadi hanno ceduto il luogo alla vita agricola. In questa forte popolazione dei Turcomanni, e non nelle alleanze, nel ripristino della fortuna militare o nel concorso dei "capitali europei", la Turchia dovrebbe cercare gli elementi della sua vera "rigenerazione" [499].
I Lazi del litorale e gli Agiar delle montagne litoranee, fra Batum e Trebisonda, sono Grusiani di religione maomettana, non meno eleganti, graziosi e belli dei loro fratelli della Georgia: il loro idioma, vicinissimo al dialetto che si parla nelle campagne della Mingrelia, è misto di parole turche e greche [500]. La differenza di religione, quella del regime politico e sopratutto l'abitudine di emigrazione temporanea, generali nel Lazistan, discostano sempre più il parlare dei Grusiani soggetti alla Russia e quello dei Lazi del Gurgistan turco; in alcuni distretti, anche nell'alto e nel medio Tsciurukh, il turco è diventato l'idioma comune.
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