Nella popolazione mista, la colonia persiana è abbastanza notevole e fornisce alla città quasi tutti i suoi artieri; i sarti sono Armeni; i Turchi, come nella maggior parte delle altre città del territorio che hanno conquistato, non occupano, fuori dei posti d'impiegati, che gl'infimi uffici: spazzano la città, portano i fardelli e vanno a pescare al largo il khamsi, specie d'acciuga, di cui si fa in tutto il nord dell'Anatolia un gran consumo. Alcuni vasellami grossolani ed i frutti dei giardini che circondano la città d'una cintura verdeggiante, tali sono gli altri prodotti di Trebisonda. A sud, su di un'alta terrazza ed in una grotta enorme che s'apre sui fianchi del Kolat-dagh, otto o diecimila pellegrini "greci" visitano ogni anno nel mese d'agosto la famosa Panagia di Sumelas o Miriam ana, la "madre Maria". Anche le donne turche vanno in gran numero ad implorare la sua intercessione contro la febbre o la sterilità; essa può allontanare tutti i flagelli, ma è potente specialmente contro le cavallette: dalla Paflagonia: alla Capadocia è conosciuta sotto il nome di "Panagia delle Cavallette" [533]. Immensi dominî, sulle rive meridionali del mar Nero, fra Trebisonda e Costantinopoli, appartengono al monastero.
Ad ovest dell'antica città greca, altri nomi ricordano che l'influenza ellenica fu un tempo preponderante sul litorale del Ponto. Tireboli o Tarabulus è una delle numerose Tripoli o "Tre città", le cui mura danno asilo agli abitanti d'una triplice origine. Essa ha su Trebisonda il vantaggio d'essere situata alla foce d'un fiume piuttosto copioso, il Karsciut, ma questo fiume s'ingolfa in chiuse troppo strette perchè una strada possa seguirne il corso, e la via che penetra nell'interno per Gumish-khaneh è anche più montuosa e più difficile di quella di Trebisonda.
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