Una ventina di chilometri a sud-est di Baiburt, alcune miniere di rame, il cui pozzo principale discendeva per più di 400 metri, occupavano circa 500 minatori [538]. Tutta la valle di Tsciurukh è sparsa di rovine: castelli, chiese e città. L'antica Ispir non è che un mucchio di rovine; non vi sono città nella parte della valle lasciata ai Turchi dai Russi, che si sono impadroniti della parte inferiore del bacino, dove si trova la popolosa agglomerazione d'Artvin. Tutto questo paese potrebbe essere trasformato in un immenso giardino, come le campagne della valle laterale del Tortum; il borgo dello stesso nome alimenta Erzerum di frutta e di legumi [539]. In quelle vicinanze, sopra un altipiano circondato da montagne, sorgono la chiesa ed il monastero d'Evek Vank, il più notevole monumento dell'arte georgiana. A monte della sua confluenza col Tsciurukh, la valle di Tortum è sbarrata da una frana, che ha fatto rifluire le acque del torrente e formato un lago di 105 "cubiti" di profondità.
Erzerum ha conservato una parte della sua antica importanza come ultima cittadella della Turchia contro gl'invasori russi e come punto di convergenza delle carovane nelle montagne dell'Armenia: là s'incontrano le strade di Trebisonda e di Batum, quelle di Sivas e di Diarbekir, di Bagdad, di Teheran e di Tiflis. Il principale commercio di transito, quello dal mar Nero alla Persia, è diminuito dopo l'apertura delle ferrovie della Transcaucasia, ed all'epoca delle invasioni russe, nel 1829 e nel 1877, gli operai armeni più abili e più industriosi, segnatamente i lavoratori di metalli, hanno abbandonato la città per seguire i conquistatori.
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