Al di là, la borgata d'Akhlat occupa la spiaggia d'una baia, nel punto in cui la strada di Mush e dell'Eufrate s'innalza verso la soglia occupata dalle acque del Nazik. Non è più che il misero avanzo d'una città un tempo popolosa, le cui rovine sono sparse in mezzo ai giardini e che è circondata da necropoli scavate nelle rupi d'arenaria dei dintorni. Ad oriente di Van, il borgo d'Ertscek, intorno al quale i corvi venerati volano a miriadi,[554] domina la riva meridionale del lago d'Ertscek o Ertesh, e più oltre si profila la catena di montagne che serve di confine fra i due imperi e che è attraversata dal "colle dei Taglia-Gola", ben noto ai predoni Kurdi; sul versante irano si trova il posto militare di Kotur, appartenente una volta alla Turchia e riunito alla Persia pel trattato di Berlino, con un territorio d'un migliaio di chilometri quadrati. L'ultima valle turca, che comincia sul versante meridionale delle montagne di Bayazid, è la mirabile pianura d'Abaga, le cui campagne verdeggianti formano un mirabile contrasto coi dirupi discoscesi e più in alto biancheggianti di nevi delle montagne.
A sud-ovest di Van, si presenta l'isola montuosa d'Akta-mar, una volta penisola, che l'aumento graduale delle acque ha separata dalla terraferma e che ora ne è lontana 4 chilometri. Là risiederono per molto tempo re armeni, ai quali è dovuta la chiesa del secolo decimo, che sorge nel mezzo dell'isola: è la più bella, la più ricca dell'Armenia turca: i suoi patriarchi pretesero di rivaleggiare in dignità con quelli di Etshmiadzin.
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