Venticinque secoli fa, Babilonia era lo scalo delle ricchezze dell'India e, per avere in suo possesso tutta la strada di transito, il re Nabucodonosor, già padrone del porto di Teredon, sul golfo Persico, s'impossessò di Tiro sul Mediterraneo. L'Eufrate, diventato allora la principale via commerciale del mondo, superò in importanza la strada del mar Rosso e del Nilo. I conquistatori persiani, abituati alle strade degli altipiani e senza esperienza delle cose del mare, arrestarono il movimento degli scambi fra l'India e la Mesopotamia; vedendo nei fiumi linee di difesa, e non strade, ne tagliarono il corso con barre, onde impedire la navigazione e garantirsi contro i tentativi d'attacco. Diventato padrone dell'impero dei Persiani, del pari che delle regioni del Nilo, Alessandro, che capiva il valore delle due grandi vie commerciali cadute in suo potere, tentò di restaurare la strada dell'Eufrate. Distrusse le barre che trattenevano le acque, rettificò il corso dei fiumi, ristabilì il porto di Teredon, fece costruire flotte e scavare a Babilonia un bacino, dove si potevano riparare fino a mille bastimenti. Questi sforzi non furono inutili, e non solo sotto il dominio greco, ma anche dopo i Seleucidi, la corrente dell'Eufrate seguitò ad essere la via fra l'Oriente e l'Occidente. Sotto i califfii, quando gli Arabi avevano ancora quella forza del primo slancio che li rese padroni della metà del mondo conosciuto, i mercati della Mesopotamia riacquistarono la loro attività nel traffico internazionale.
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