[564] La magia di Babilonia si ritrova fin tra i Tungusi.
Tale fu l'ascendente della civiltà dei Caldei, che, nelle loro leggende, le popolazioni dei dintorni collocarono fra i due fiumi quel luogo ideale, in cui i primi uomini avrebbero vissuto nel-l'innocenza e nella gioia. Come tutti i popoli, quelli del bacino dell'Eufrate dovevano rivolgere le loro venerazioni particolari verso il paese, donde erano loro venute le arti e le scienze, e questo paese si trasformava ai loro occhi in una regione di felicità, un "paradiso", un "Eden", dove la morte non regnava, dove il serpente tentatore non s'era insinuato. Gli Irani guardavano verso le valli dell'Elborgi o Elburz; gli Indù si volgevano verso i "Sette Fiumi", cui sovrasta il monte Meru; così gli Ebrei, venuti dalla Mesopotamia, avevano gli occhi fissi alla regione dei fiumi ed il loro paradiso terrestre aveva per confini le correnti del Tigri, dell'Eufrate e quelle del Pison e del Gihon, rimaste sconosciute. I marinai, che rimontano lo Sciat-el-Arab, non trascurano mai d'indicare ai viaggia-tori come sito del paradiso gli alberi di Korna, nel confluente dei due fiumi. Numerose sono le teorie degli archeologi e degli esegeti che tentano d'identificare con precisione il punto in cui i libri ebraici ponevano il giardino della felicità; ma non si deve vedervi semplicemente la zona delle colture inaffiate dai due grandi fiumi e dai loro canali d'irrigazione? Nelle iscrizioni cuneiformi Babilonia è sempre rappresentata dai nomi di quattro corsi d'acqua, Tigri, Eufrate, Sumapi, Ukni, gli stessi probabilmente di cui parla la Genesi.
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