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      Adesso il canale di Hindieh porta via quasi la metà delle acque del fiume principale e si getta ad ovest del vasto "mare" di Negief; le sue acque sono di molto diminuite per l'evaporazione, quando escono da questo vasto serbatoio paludoso, per ritornare verso il letto maggiore. Per effetto di queste diramazioni fluviali è accaduto che il braccio al quale si conserva il nome d'Eufrate ha cessato di essere riconoscibile. In mezzo alle paludi di Lamlun non ha più che 75 metri di larghezza; il canale propriamente detto, nella stagione asciutta, ha appena 60 centimetri di profondità e 3 a 4 metri di larghezza; discendendo in barca il corso del fiume, gl'inglesi Kemball e Bewsher furono di frequente costretti a trascinare il loro battello nel fango e ad aprirsi un passaggio attraverso le canne, là dove i battelli a vapore di Chesney avevano trovato, trenta anni prima, da 4 a 6 metri d'acqua.
      A valle, l'Eufrate riacquista la sua larghezza normale, grazie al ritorno dell'Hindieh e delle acque, che escono dai canali rivieraschi, grazie altresì ai tributi che gli vengono dal Tigri, giacchè per un fenomeno singolare il fiume orientale, dopo aver ricevuto gli scoli dell'Eufrate, diventa a sua volta tributario del rivale; lo scambio si fa da monte a valle. Del resto, il sistema di canalizzazione è difettoso nella zona rivieresca del Tigri del pari che in quella del fiume babilonese, e qualche canale, in luogo di ramificarsi in rigagnoli secondarî e fili, va a perdersi in vaste paludi, avvelenando l'atmosfera.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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