Nei periodi di pace, quando i battellieri non hanno da temere le esazioni dei soldati o gli attacchi dei predoni, il commercio ricomincia fra gli scali del fiume pel trasporto di frutta e di altre derrate; le chiatte, lunghe 12 metri e col fondo di un metro, navigano senza pericolo sull'Eufrate medio durante i due terzi dell'anno [595] con un carico di 15 tonnellate. Nel 1563, epoca in cui un mercante veneziano, Cesare Federigo, discese da Biregiik a Feluja, il porto di Bagdad sull'Eufrate, i viaggiatori europei hanno frequentemente preso la via fluviale per recarsi dal litorale mediterraneo alle città della Mesopotamia. Prima dell'applicazione del vapore alla navigazione, il grande ostacolo al traffico proveniva dalla difficoltà di farvi risalire le barche a monte: le chiatte venivano quasi tutte disfatte all'arrivo, vendute come legname da costruzione o da fuoco, e, del pari che ai tempi di Erodoto, i battellieri se ne ritornavano per terra, sia rasentando la riva, sia prendendo la strada più breve, ma più faticosa, del deserto [596]. La rarità del legname sulle montagne dell'Armenia e sul Tauro contribuisce a rendere la navigazione con battelli molto costosa, e sull'Eufrate inferiore, a valle di Hit e delle sue sorgenti d'asfalto, si adoperano principalmente corbe tessute di rami di tamarischi; gl'interstizi sono otturati colla paglia ed il tutto è rivestito all'interno ed all'esterno d'uno strato d'asfalto, che resiste perfettamente alla pressione dell'acqua. Si vedono a volte queste corbe, in balia delle onde, vagare a centinaia, cariche di merci, che carovane di cammelli aspettano sulla riva.
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