La portata media dello Sciat-el-Arab è valutata da Barns a 6,696 metri cubi al secondo, il che rappresenta uno scolo di circa 3 decimetri per tutta la superficie del bacino: la profondità del golfo Persico, essendo computata di 75 metri, le acque dello Sciat-el-Arab impiegherebbero circa settant'anni per riempire questa cavità, se fosse stata messa a secco da qualche fenomeno della natura. Le mollecole argillose, che tiene in sospensione, si depositano alla foce e formano al largo un banco a mezzaluna, che a marea bassa ha una profondità di 3 a 4 metri soltanto: i battelli di maggior portata debbono aspettare il flusso, che è di 3 metri in media, oppure far forza di vapore per fendere colla loro chiglia la soglia di fango, che vieta l'ingresso ed è coperta da uno strato d'acqua di 3 a 4 metri di profondità. Le alluvioni avanzano gradatamente e costringono il mare a ritirarsi. Dal 1793 al 1833, nello spazio di sessant'anni, il progresso del delta sarebbe stato, secondo Rawlinson, di 3,200 metri, ossia di circa 53 metri l'anno, e si calcola di oltre 150 chilometri, da trenta secoli, l'avanzamento di tutto il litorale verso il mezzodì [600]. Le campagne d'alluvioni fluviali continuano le pianure di formazione marina, che si vedono sin nei pressi di Babilonia e la cui origine è rivelata da miriadi di conchiglie appartenenti alle stesse specie del golfo Persico [601]. Ma guadagnando a poco a poco sull'onda marina, il fiume non cessa di oscillare col suo corso a destra ed a sinistra: il letto si sposta di secolo in secolo, anzi d'anno in anno.
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