Fu un tempo in cui il Tigri, l'Eufrate, il Karun, anche la Kerkha, si gettavano separatamente nel mare; i "Due Fiumi", uniti nel loro corso medio, erano distinti nel corso inferiore; discendevano parallelamente al mare, ed il letto, in cui si riunivano le loro acque, si sdoppia qua e là, come se i due fiumi volessero ancora separarsi. Le iscrizioni cuneiformi menzionano una spedizione di Sennacherib contro il paese d'Elam, nella quale il sovrano dovè affrontare i rischi del mare per recarsi dalla foce d'un fiume a quella dell'altro. L'antico letto indipendente dell'Eufrate, il Pallacopas dei Greci, designato oggi col nome di Giahri-zadeh, si ritrova ad una ventina di chilometri ad ovest dello Sciat-el-Arab; e, sebbene gli si dia frequentemente la denominazione di "Fiume senza Acqua", un braccio dell'Eufrate vi scorre ancora per otto mesi dell'anno [602]. La corrente marittima, che rasenta il litorale del golfo Persico, portandosi davanti alla foce nel senso da est ad ovest, dalle coste della Persia verso quelle dell'Arabia, ha finito coll'obliterare l'entrata del Pallacopas o "bocca d'Abdallah" [603]. L'estuario presente, parimenti ostruito, cambia pure di posto; dopo la costruzione delle prime carte marine inglesi si è gettato verso est, avvicinandosi all'antica foce del Karun. Questo fiume persiano, un dì tributario diretto del mare, è oggi collegato allo Sciat-el-Arab da un canale artificiale, lo Haffar, scavato 40 chilometri a valle di Bassorah. Il letto primitivo del Karun esiste ancora sotto il nome di Bamiscir, dando così ai Persiani una via commerciale indipendente, della quale essi del resto non cercano di approfittare, per non avere da nettare e mantenere pulita l'imboccatura.
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