Un'altra tribù d'Arabi, gli Anazeh, li seguì per avere la sua parte di conquista, e, dopo lunghe e sanguinose lotte, tutta la regione che si distende dalle montagne della Siria alle prealpi dell'Iran si trovò divisa fra le due grandi popolazioni ed i loro alleati. Gli Anazeh erano i padroni nelle steppe del nord-ovest, fino alle porte d'Aleppo; gli Sciammar dominavano sulla Mesopotamia. La guerra propriamente detta è cessata fra Sciammar ed Anazeh, ma la pace non è stata fatta e le scorrerie sono frequenti da territorio a territorio [618].
Dopo la guerra di Crimea, le città delle rive dell'Eufrate sono state riconquistate dai Turchi; i pascià hanno stabilito stazioni militari sulle strade delle carovane, ed alcune tribù hanno abbandonato la vita nomade pel lavoro dei campi; esse non portano più la lancia. Così il potente popolo dei Montefik o degli "Uniti", un tempo forte di almeno trentamila tende, si compone oggi di fellah a dimora stabile sul basso Eufrate e sul Tigri. I Beni Laam, che comprendono quattromila famiglie, i Buttar, gli Zigrit, gli Abu Mohammed, gli Sciab del Karun inferiore, che del resto furono assai mescolati ad elementi iranici,[619] sono pure nel numero degli Arabi agricoltori, che popolano i pressi della città; ma essi non hanno obbedito che all'appello del commercio: invano il governo ha tentato di agire colla forza. Tribù di Beduini nomadi, improvvisamente circondate dalle truppe, hanno ricevuto l'ordine di erigersi delle capanne e lavorare le terre vicine sotto la guardia dei soldati; ma appena la guarnigione era ritirata, esse ripigliavano la strada delle steppe.
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