Alcune sêtte speciali, avanzi di gnostici perseguitati, si sono egualmente rifugiate nei gruppi isolati della Mesopotamia: si parla d'una comunità delle montagne di Mardin, che si crede discenda dagli adoratori del sole, scacciati da Harran, la città d'Abramo. Minacciati di morte dal califfo Al-Mamun, perchè non avevano un "Libro" come gli Ebrei e i cristiani, furono obbligati a convertirsi ufficialmente ad una delle religioni tollerate; i più si ascrissero in apparenza alla setta dei cristiani giacobiti, abitando con essi una sessantina di villaggi nelle montagne di Mardin e di Tor. Con quell'arte di simulazione, che sanno così bene gli Orientali, essi adempiono regolarmente tutte le cerimonie prescritte dal patriarca; ma in segreto invocano ancora il sole, la luna, tutto l'esercito delle stelle e regolano la loro vita sulle congiunzioni dei pianeti e cogli scongiuri magici [622]. Sull'Eufrate inferiore e nella valle del Karun vivono altri gnostici cristiani, che si crede pure abbiano conservato qualche pratica del culto degli astri: sono gli Haraniti o Sabiani (e non Sabeani), così chiamati da uno dei loro profeti; essi si chiamano Mandayè o "Discepoli della Parola", e generalmente i missionari cattolici li indicano come "cristiani di san Giovanni Battista", dal Battezzatore del Giordano, che i seguaci dicono abbia fondato la loro religione. I Sabiani sembra siano stati molto numerosi in altri tempi. Secondo la carta di Thévenot,[623] trentasei gruppi di Mandayè avrebbero abitato il distretto di Bassora, alcuni composti di duemila famiglie; nel 1875 non si contava più che un migliaio di Sabiani sulle rive del Tigri ed ottomila circa in tutta la regione mesopotamica; sull'Eufrate, il loro capoluogo è il villaggio di Suk-esh-Sciok, nel paese dei Montefik [624]. Prima della metà del secolo, la peste aveva fatto perire tutti i preti mandayè dei dintorni di Bassora; i loro successori praticavano soltanto i riti esteriori, fra i quali il più importante è il frequente battesimo dei fedeli, condizione prima del perdono dei peccati [625]. Non è permesso ai Sabiani viver lontani da un fiume o "Giordano", perchè nell'acqua corrente celebrano la maggior parte delle loro cerimonie e persino i matrimonî [626]. Essi adorano la croce, perchè il mondo, diviso in quattro parti, forma la croce per eccellenza.
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