A 2 chilometri da Mossul si ascende la sponda orientale e si riesce sopra una vasta terrazza unita, di circa 10 chilometri quadrati, limitata d'ogni parte da burroni ostruiti da rovine: è l'altipiano su cui sorse Ninive. La valle, che è percorsa dallo Hasser-tsciai, piccolo affluente del Tigri, taglia questo altipiano conglomerato in due metà, aventi ognuna un giro di 9 chilometri. Una montagnola quadrata, alta 18 metri, frastagliata di trincee e gallerie in tutti i sensi, sorge nella metà settentrionale, immediatamente sopra l'Hasser-tsciai; è il famoso monticello di Kuyungiik, una massa di mattoni valutata a 14 milioni e mezzo di tonnellate. Il quartiere meridionale è dominato, verso la metà del suo argine occidentale, da un'altra montagnola, il Yunes-Pegamber o Nebi-Yunas, così chiamato in memoria del profeta Giona, che maomettani e cristiani dicono vi sia seppellito. Un terzo ammasso di rovine, minore di dimensioni, spicca nell'angolo sud-occidentale della terrazza di Ninive. L'insieme della città, senza comprendervi i sobborghi, che dovevano estendersi fuori dei fossati di cinta lunghesso le strade ed il fiume, rappresenta circa l'ottava parte di Parigi: è impossibile che in questo spazio abbiano potuto affollarsi le moltitudini, di cui parla la leggenda di Giona [643].
Si sapeva da lungo tempo che sotto le montagnole che fronteggiano Mossul, si dovevano trovare curiosi avanzi provenienti dall'antica capitale degli Assiri; i viaggiatori vi avevano riconosciuto rovine di costruzioni e di scolture e ne avevano riportato pietre scritte, cilindri ed altri piccoli oggetti.
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