Gli Irani, fra i quali i Babi sono numerosi,[661] vivono generalmente fuori di Bagdad, a Ghadim, Khatimaim o Imam-Muça, posta 5 chilometri a nord-ovest dal ponte superiore del Tigri, in mezzo ad una cerchia di giardini che orlano un meandro del fiume. Ghadim, abitata da una popolazione più agiata che quella di Bagdad, è pure meglio tenuta, più elegante, ed i suoi bei quartieri si compongono di ville colle colonne inghirlandate di fiori. Sopra la città s'arrotonda la cupola dorata e s'innalzano i sei minareti della moschea, che copre la tomba d'un martire sciita, l'imam Musa-Ibn-Giaffar; Bagdad non ha monumenti paragonabili a questo santuario degli sciiti persiani. I pellegrini zelanti si recano al sepolcro venerato, camminando sulle ginocchia, mentre i negozianti, che ritornano dal banco alle loro ville, fanno comodamente il viaggio nelle carrozze d'una ferrovia americana. Dirimpetto a Ghadim, sulla riva sinistra, sorge pure un'altra città di pellegrinaggio, Madhim, visitata invece dai Sunniti.
La piccola strada ferrata di Ghadim è l'umile inizio della rete, che avrà Bagdad per centro; ma finora il governo turco ha rifiutato di concedere le linee ferroviarie, che unirebbero questa città coi santuarî di Negief e di Kerbela, del pari che la via, non meno utile al traffico, che si dirigerebbe a nord-est verso Khanakin o Khanikin, sulla frontiera persiana; da quaranta a cinquantamila pellegrini persiani, diretti verso Kerbela, vi passano ogni anno. Fra tutte le valli tributarie del Tigri, quella della Diyalah è di gran lunga la più ricca e la più popolosa; è parimenti quella che, dal punto di vista strategico, ha più valore per la Turchia, perchè penetra bene addentro nella regione delle montagne costiere dell'Iran.
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