Suleimanieh, città moderna, non costruita prima del 1788, nel cuore dei monti, a piè della vetta nevosa dell'Avroman, sorveglia la frontiera e serve di mercato alle tribù kurde dei dintorni; non vi si può giungere se non attraverso alte creste o spaventevoli gole. Alcuni grossi villaggi si succedono nella valle della Diyalah; i più popolosi sono quelli, che si trovano già nella pianura, allo sbocco delle chiuse dell'Hamrin. Bakuba, posta ad una cinquantina di chilometri da Bagdad, è nel vasto giardino che si stende non interrotto lungo la Diyalah, dalle rive del Tigri alla base dei dirupi dell'Hamrin. Poco lontano si vedono le rovine di Dastagherd, altra Eski Bagdad, che non sono state ancora esplorate. Mendeli, posta su di un affluente del Tigri, è, come Kha nakin, un luogo di passaggio dei pellegrini sciiti, ed una delle porte commerciali dell'impero dalla parte dell'Iran. Dopo la raccolta dei datteri, la sua industria principale è la utilizzazione delle sorgenti di nafta, i cui prodotti sono mandati a Bagdad per l'illuminazione della città. Mendeli ha pure abbondantissime sorgenti di gas, che avvelenano l'atmosfera. Gli Arabi cercano di accampare lontano, e abbastanza riparati da queste pericolose fumajuole [662].
Numerosi tell o montagnole di rovine dominano la pianura nei dintorni di Bagdad. Uno di questi monticelli, Tell Mohammed, s'innalza alle porte stesse della città, verso sud-ovest; un altro, 30 chilometri ad ovest, porta il nome di Kasr-Nimrud o "Palazzo di Nimrod"; viene chiamato anche Akerkuf: è uno dei più elevati dell'antica Caldea; ha un'altezza di oltre 40 metri e somiglia ad un gruppo di enormi pilastri scavati alla base; come gli altri tell della pianura, si compone di mattoni cotti al sole alternanti con strati di canne.
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