Altre montagnole a monte di Bagdad fiancheggiano a distanza la riva sinistra del fiume, come una successione di posti militari; finalmente, a sud del confluente della Diyalah, ammassi di mattoni e di stoviglie indicano i posti di capitali anteriori, le Madain o "Due Città", che si fronteggiano sulle due rive del Tigri. Seleucia, la città della riva destra, così chiamata in onore del sovrano che la costruì, dopo la caduta di Babilonia, non ha più un solo monumento; a stento vi si possono riconoscere le traccie della cinta quadrata. Una parte della città occidentale, capitale siriaca, è stata distrutta dalle erosioni del fiume, mentre nuove spiaggie si sono aggiunte sulla riva sinistra alla penisola, che portava Ctesifonte, capitale dei Parti. Della città stessa non restano che mattoni e coni, ma il palazzo di Chosroe Nurscivan, costruito alla metà del sesto secolo dell'êra volgare, arrotonda ancora sopra la pianura il suo prodigioso atrio dell'altezza di 32 metri. Il Tak-i-Kesra o Tak Kosru, ossia la "Vôlta di Cosroe", adduce ad una navata della profondità di 50 metri, posta nel centro d'un edifizio a parecchi piani, distribuito in appartamenti di piccole dimensioni. Gli ornati, le scolture sono sparite, ma la maestosa arcata, unico monumento preislamita che possieda ancora la bassa Mesopotamia, è anche più grandioso nella sua nudità. Nessun'altra porta di palazzo persiano eguaglia in altezza questo atrio d'un monumento diroccato. Sotto la vôlta di Cosroe, gli Arabi, vincitori nella battaglia decisiva di Kadesia, trovarono il trono, la corona, la cintura e lo stendardo del re di Persia.
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