La città, abitata specialmente da Turcomanni, non ha altra industria che la lavatura delle lane e la concia delle pelli, ma, come stazione principale fra Biregiik e il mare, fa un gran commercio di transito. A sud-est d'Aintab, il Sagiur si biforca; un canale artificiale, che continua con una galleria lunga 250 metri, va a raggiungere le sorgenti copiose del Gok su, che discende a sud verso le campagne d'Aleppo: questo taglio, che data dal secolo decimoterzo, ma che si è dovuto restaurare recentemente, connette così il bacino dell'Eufrate alla depressione chiusa di cui Aleppo occupa il fondo [671]. Le rovine romane sono numerose in questa regione, che fu per quattro secoli confine dell'impero: sulla riva destra dell'Eufrate, non lontano dal confluente di Sagiur, si vedono a Giarabis (o Gierablus), gli avanzi d'un tempio, che si credette per molto tempo fosse quello dell'antica Europus. Gli scavi degli esploratori inglesi Henderson e Conder hanno messo fuori di dubbio che sono quelle le rovine di Karkhemich, la capitale così a lungo cercata dal misterioso popolo degli Hittiti; le scolture tagliate sulle lastre di basalto e di calcare sono d'uno stile che ricorda quello dell'Assiria, ma hanno nondimeno un carattere originale; le iscrizioni sono incise in geroglifici [672]. A sud del Sagiur, limite comune della lingua araba e turca, v'è un'altra città diroccata, molto visitata dagli archeologi, Bambyce, la moderna Mambigi: è una delle numerose Hierapolis un dì consacrate al sole ed alla "gran dea": le si dava pure il nome di Magog.
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