Abitata da Kurdi maomettani, da "Caldei", da Sirî, da Jacobiti, da Armeni e da convertiti, cattolici e protestanti, che non vivono in quartieri separati, Mardin è una città di moschee, di cappelle, di medresse e di scuole. Le donne di Mardin sono rinomate per la loro bellezza. Assai pittoresca, la città è fabbricata a 1,190 metri sopra una rupe calcare tutta a crepacci e coro-nata da una fortezza bianca, che la fama dice inespugnabile; cento metri più in alto, una punta di roccia porta ancora un forte, eretto come un osservatorio sopra il paese. Posta nelle vicinanze del colle, che fa comunicare direttamente Diarbekir colle pianure della Mesopotamia, e che è attraversato da una strada "quasi carrozzabile", Mardin ha importanza dal punto di vista strategico, ma è d'un accesso troppo difficile per fare un gran commercio; la strada delle carovane segue la base delle sue montagne per dirigersi ad est verso Nisibin e Mossul. Venticinque chilometri a sud-est di Mardin, essa passa allo sbocco d'una forra, che era difesa dalla città bizantina di Dara. Le torri merlate, le scalinate, le arcate ed i colonnati tagliati nella roccia, si sono mantenuti intatti; si cerca cogli occhi la folla, che dovrebbe pigiarsi alla porta dei templi e sulle scale della gran città sotterranea, ma tutta la popolazione si compone di alcune famiglie turcomanne, annidate qua e là nelle grotte e fra le rovine. Ad est, nelle montagne di Tur Abdin, Midyat è la metropoli dei Giacobiti. Nisibin, la Nisibis, che fu la residenza di Tigrane e di cui i Romani fecero una cittadella contro i Parti, la "seconda Antiochia" che si dice contenesse centinaja di migliaja d'abitanti, occupa una piccola parte dello spazio circondato dall'antico fossato di circonvallazione; le colonne d'un tempio si sono conservate, al pari di un ponte romano gettato sul Giakhgiakh, il fiume rumoroso, che fugge verso il Khabur.
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