Lo spazio, con 24 chilometri di lato - ossia 576 chilometri quadrati, - che era chiuso fra le mura prodigiose di Babilonia, è oggi un deserto in quasi tutta la sua estensione; nondimeno nella parte meridionale dell'antica Babele, sorge una delle città notevoli della bassa Mesopotamia. Ombreggiata di datteri, circondata da giardini magnifici, solcata da strade più pulite di quelle di Bagdad e dotata di vecchi bazar, dove si pigia la folla degli Arabi, Hilleh-el-Feidah "Hilleh la vasta", orla la riva destra del fiume e comunica col sobborgo della riva opposta mercè un ponte di battelli, lungo 200 metri. I vantaggi che offre questa parte del fiume, verso la quale convergono le strade della Siria e degli accampamenti arabi, sono stati sufficienti per farvi rinascere una città, sebbene le capitali eredi di Babilonia, Seleucia, Ctesifonte, Kufa, Bagdad, le abbiano tolti i privilegi, che debbono appartenere ad ogni città centrale della Mesopotamia.
La montagnola babilonese più vicina a Bagdad, alla quale si dà specialmente il nome di Babil, la "Porta di Dio", o di Mugielibeh, la "Rovesciata", serve di cava da duemila anni; i suoi mattoni sono stati adoperati per edificare tutte le città circostanti. Oggi ancora famiglie intere, appartenenti in gran parte alla tribù dei Babili, che si dicono eredi dei Babilonesi antichi, non hanno altro mestiere che scavare questi mucchi di mattoni per estrarne materiali da costruzione [683]. Il colle più alto della riva sinistra è il Kasr, o il "Palazzo" per eccellenza, eretto da Nabucodonosor; ha una circonferenza non minore di 1,500 metri.
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