Tutti i prestatori su pegno di Hilleh sono Ebrei: ad essi appartengono, se non le terre circostanti, almeno i redditi del suolo e delle case. Il villaggio di Kifil, a sud delle rovine, è una loro colonia, sorta intorno ad una tomba che credono sia quella d'Ezechiele. Questo santuario delle rive dell'Hindieh non è meno venerato della tomba d'Esdra sulla sponda del Tigri, e da tutte le parti vi accorrono i pellegrini; fino a ventimila fedeli si trovano a volte accampati nella pianura intorno alla borgata.
Il ricordo della grande Babilonia entra forse anche in parte nel fervore dei pellegrini Sciiti, che dal fondo della Persia, dell'India, della Transcaucasia, accorrono verso le città sante di Kerbela e di Negief. La prima, situata a nord-ovest di Babilonia. ad ovest di Tuerigi, sull'Hindieh, è circondata da paludi e da stagni provenienti dagli straripamenti del gran canale derivato dall'Eufrate, che va a versarsi nel "mare di Negief", alternativamente dolce e salato, secondo l'abbondanza delle acque fluviali che l'alimentano. Filari di palme circondano Kerbela e la difendono in parte contro i miasmi palustri, ma nel centro della città, chiamata pure Mesced-Hussein, si trova il cimitero; anche le case servono da tombe, e la terra che se ne cava per far posto ai morti si smercia in pastiglie talismaniche ai pellegrini. L'industria principale degli abitanti, fra i quali si conta qualche migliajo d'Indù, consiste nel seppellire i cadaveri, che vengono portati da tutte le regioni del mondo sciita, anche da Bombay, sui battelli a vapore inglesi; nella necropoli immonda i vivi sono in continuo contatto coi morti, specialmente nel mese di febbraio, quando i pellegrini vanno a gemere sull'assassinio di Hussein.
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