Nel 1801 i Wahabiti, in numero di quindicimila, s'impossessarono di Kerbela, dove fecero un immenso bottino.
      A valle di Babilonia, le rive dell'Eufrate, un dì tanto popolose, non sono completamente abbandonate. La piccola città di Divanieh, dove passa una delle strade di Negief, orla la riva sinistra del fiume, fiancheggiato da risaje; più giù, al di-sotto delle paludi di Lamlun, dove l'Eufrate si ramifica in parecchi fossi indistinti, che si perdono nei canneti, Samava si presenta sulla stessa riva, alla foce del canale di Scenafieh, cui rimontano le barche di pellegrini diretti a Mesced-Alì. Nazrieh, circondata da risaje, è una città moderna costruita sotto la direzione d'un ingegnere belga, presso la congiunzione dell'Eufrate e dello Sciat-el-Hai; è abitata da Arabi della tribù dei Montefik, del pari che Suk-esh-Sciok o "Mercato degli Sceikh", posta più a valle, nelle vicinanze delle paludi. Questo borgo d'Arabi, quasi interamente composto di capanne di canne, ebbe in altri tempi una grande importanza, come residenza dello sceicco e principale mercato della potente tribù dei Montefik: secondo Wellsted,[693] ben 70,000 individui si sarebbero riuniti in questo punto sulle rive dell'Eufrate. Di là vengono esportate stuoie di canne e lane sericee ed elastiche, che servono in Francia per la fabbrica dei tappeti [694]. Suk-esh-Sciok è l'unico luogo dove i Sabiani posseggano una chiesa.
      [Immagine 073.png - N. 73 - ANTICHE CITTÀ DELLA CALDEA].
      Al confluente dei due fiumi sorge il borgo di Korna, che i marinai designano ai viaggiatori come la "città del Paradiso", dove mostrano persino un tronco dai rami spiegati come "l'albero della scienza del bene e del male" [695]. La navigazione facendosi quasi unicamente sul Tigri, Korna non approfitta dei vantaggi che avrebbe come scalo fra i due corsi d'acqua che vanno a riunirvisi.