Come fa notare Tchihatcheff, i conquistatori hanno già trovato questa eredità allo stato di rovina. Quanti eccidi e quante devastazioni si sono succeduti in quelle regioni, dalle spedizioni dei Romani alle crociate ed alle scorrerie dei Mongoli! E fra i cambiamenti che si sono compiuti, non ve n'ha che debbano essere attribuiti alla natura od alle conseguenze d'una cattiva gestione del suolo? Attualmente l'Asia Minore, un paese che potrebbe essere in gran parte coperti di boschi, è uno di quelli che sono stati maggiormente spogliati. Numerosi documenti notevoli parlano di foreste esistenti in regioni dell'Anatolia, dove oggi non si vede che la terra nuda o miserabili cespugli. Il diboscamento ha certamente fatto crescere il dislivello fra il freddo dell'inverno ed il calore dell'estate; agisce pure sul regime delle acque correnti, prolungando la siccità e rendendo le pioggie più improvvise; meno regolate nel loro corso, le acque hanno formato vaste paludi, che hanno avvelenato l'atmosfera e reso vaste estensioni quasi completamente inabitabili; in certe pianure basse, i villaggi, che sorgono sul posto d'antiche città popolose, sono abbandonati in estate sotto pena di morte; in alcuni distretti più pericolosi l'azione pestilenziale si fa sentire fino all'altezza di 1800 metri [709]. E non solo il deterioramento del clima ha ridotto il numero degli abitanti colle malattie miasmatiche, l'Asia Minore è stata spesso un centro di epidemie per le popolazioni occidentali: quante volte le navi del Levante portarono la peste nei porti dell'Italia, della Francia e della Spagna!
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