Questo passaggio delle "Pili" o Porte Cilicie, la cui altezza è di 966 metri,[712] fu sempre della più alta importanza strategica; ivi mette capo la gran linea diagonale dell'Asia Minore fra il Bosforo ed il golfo d'Alessandretta; di là debbono passare gli eserciti, che si dirigono da Costantinopoli verso il litorale siriaco o verso la grande curva dell'Eufrate al suo ingresso nella Mesopotamia. Nessuna via è più famosa nei fasti militari di questa stretta forra, dove convergono le strade della penisola. Prima di Serse e d'Alessandro, la gola era stata varcata da qualche conquistatore, e dopo di loro vi passarono numerosi invasori. Nel 1836 Ibrahim-pascià, il vincitore di Nizib, aveva potentemente fortificato il Gulek-boghaz per sbarrare la strada alle truppe turche; inoltre tutti i sentieri che attraversano la cresta erano resi impraticabili con lavori d'arte; tutto il Tauro cilicio era trasformato in una cittadella inespugnabile. Si vede ancora qualche avanzo dei ridotti egiziani, del pari che dei castelli forti costruiti dai Genovesi e dagli Armeni; queste opere si succedono a mezza costa su dalla zona del litorale, e corrispondevano un tempo con segnali telegrafici; qualche traccia di costruzioni si vede anche nella forra. Sopra il sentiero, che penetra nel Gulek-boghaz, si distinguono perfettamente gli avanzi di un'antica strada tagliata nella roccia dagli Assiri o dai Persiani; nella parte più stretta della gola si vedono gli avanzi d'un altare, di due tavole votive, le cui iscrizioni sono cancellate, e quelli dei gradini di pietra, sopra i quali erano le porte, che si chiudevano in tempo di guerra.
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