Tchihatcheff parla di monete ritrovate nei dintorni di Kaisarieh, che rappresentano la montagna in eruzione. Oggi non si osservano nè fumarole nè sorgenti d'acido carbonico sui fianchi del vulcano e dei coni d'origine ignea, che lo circondano; ma dappertutto l'aspetto delle scorie, delle colate di lava e dei crateri è quello che presenterebbe un focolare di esplosioni appena raffreddato. L'Ali-dagh a nord-est, il Seuri-dagh a sud-ovest ed altre montagne a centinaia, colline o semplici montagnole, che sorgono nella regione vulcanica, hanno conservato i loro crateri. Fra tutte le vette vulcaniche appartenenti al sistema dell'Argeo, le più alte, dopo il vulcano principale, sono le cime dell'Hassan-dagh, che hanno quasi 3,000 metri; a sud-ovest si collega con altri monti, poco meno alti, quello dell'Yescil dagh, che termina sopra le pianure con brusche pareti e colonnati basaltici; a sud-ovest la catena vulcanica va a raggiungere il Karagia-dagh, che si prolunga fino a 200 chilometri dall'Argeo. Uno dei crateri del Karagia presenta una forma delle più curiose e forse unica. La montagnola circolare che si vede 8 chilometri a sud-est di Karabunar, in mezzo ad un piccolo lago salato, presenta in cima una coppa ovale, il cui orlo si eleva gradatamente dalla parte d'oriente e termina in una prominenza strapiombante;[717] senza dubbio le materie liquide proiettate dal cratere si sono rapprese sull'orifizio e lo hanno fatto così sporgere in fuori, come il becco di un'anfora.
Ad ovest del Tauro cilicio, tutta la regione avanzata del litorale compresa fra il golfo di Tarso e quello d'Adalia è occupata da un labirinto di montagne, il Tauro d'Isauria o della Cilicia Trachea.
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