Questi resti di costruzioni militari e religiose, al pari dei nomi del capo e dell'isola, ancora usati dai marinai della costa, ricordano il soggiorno dei cristiani: le due rupi del litorale cilicio erano nel novero delle fortezze che Leone, re d'Armenia, cedè al papa alla fine del secolo decimosecondo, e dove i cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme stabilirono un rifugio per gli schiavi cristiani liberati [718]. Ad ovest della Punta Cavaliera, gli altri promontorî, meno curiosi pei ricordi storici, non sono meno belli: il capo Kizliman, egualmente congiunto alla terraferma da un istmo basso, si compone di strati della più perfetta regolarità, adorni dei colori più svariati, rosso, violetto, bruno, giallastro, azzurro cupo. Più in là sorge il capo Anamur, la punta più meridionale dell'Asia Minore.
A nord del dedalo montuoso della Cilicia Trachea, un gruppo isolato s'innalza come un'isola in mezzo alle pianure uniformi di Konieh. Questo gruppo, che porta il nome di Kara dagh o "Monte nero", così comune nei paesi di lingua turca, è situato nel prolungamento dell'asse delle catene, che, oltre Konieh, continuano verso il nord-ovest, sopra uno spazio di duecento chilometri circa. Il baluardo orientale, che limita ad occidente la depressione centrale dell'Asia Minore, è tagliato da un gran numero di breccie e s'eleva in media di soli due o trecento metri sopra l'altipiano; ma alla sua estremità nord-occidentale termina coll'Emir-dagh, e col Kescir-dagh, monti un po' più alti, dove numerosi pastori vanno ad accampare durante i calori dell'estate.
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