Il baluardo occidentale, che deve forse alla sua maggior altezza il nome di Sultan-dagh, si presenta in forma di vera catena dalla parte di est, al disopra dei laghi e delle paludi; ma ad ovest e a nord si confonde in certi punti coll'altipiano montuoso, dove gli affluenti del mare Egeo, il Ghediz-tsciai, il Meandro ed i loro tributarî, cominciano a scavare le loro valli.
A sud-ovest della catena esterna del Sultan-dagh, le montagne s'innalzano gradatamente, avvicinandosi al mare. In Pisidia, dove il Boz burun o "Testa Grigia" s'avvicina ai metri 3,000, la direzione delle catene è da nord a sud; in Licia sono orientate per lo più nel senso da nord-est a sud-ovest. Un gruppo del Tauro licio, l'Ak dagh o "Monte Bianco", raggiunge 3,080 metri, il Suzuz-dagh, che gli sta dirimpetto dalla parte dell'est, non gli è punto inferiore, ed il Bei dagh o "Monte Capo", ad est d'Elmalu, forse lo supera, se raggiunge i 3,150 metri. Dopo il Metdesis, il monte Bianco ed il monte Capo di Licia sono le più alte vette tauriche: la maggiore vicinanza al mare conferisce loro un aspetto anche più maestoso. Sui pendii volti a nord, i gruppi del Tauro licio sono coperti o macchiettati di neve tutto l'anno; alla bianchezza delle loro cime parecchie montagne di questa parte dell'Asia Minore dovrebbero il loro nome di bali, quasi identico alla parola slava, che significa "bianco" e che si adopera egualmente per indicare le cime nevose [719]. La denominazione di Tauro s'è pure conservata nella nomenclatura locale: la catena, che comincia all'estremità meridionale del lago d'Egherdir e forma il tronco di tutti i rami divergenti verso le coste di Licia, porta il nome di Davras o Dauras [720].
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