Sulla costa orientale di Licia sorge, a 2,375 metri, la montagna di Takh talu, il Solima degli antichi, colla base frastagliata di gole, coi pendii intermedii coperti d'arbusti: sul versante meridionale di questo picco superbo arde giorno e notte la "Chimera", di cui parlano i geografi greci e romani e che ha dato origine a tante favole. La sorgente di fuoco, il Yanar o Yanar-tash, scaturisce da un'apertura profonda circa un metro, sopra la quale sorgono le rovine d'un tempio. Nessun fumo accompagna la fiamma; a pochi metri di distanza la roccia di serpentino, da cui si slancia il fuoco misterioso, non ha una temperatura superiore a quella dei terreni circostanti; nelle vicinanze immediate crescono alcuni alberi ed un ruscello serpeggia all'ombra di essi. Spesso i pastori dei dintorni vanno a preparare le loro vivande alla fiamma della Chimera; essa rifiuta, dice la leggenda, di cuocere gli alimenti rubati. Un'altra apertura della rupe, simile a quella del Yanar, oggi è spenta, e non vi si osserva alcuno sviluppo di gaz. Talvolta, dicono gli abitanti, si ode un sordo muggito risuonare nella montagna di Takhtalu [721]. Questa regione della Licia era nota un tempo sotto il nome di monte Fenice (Phenix), ed uno dei villaggi del paese ne ha conservato il nonne Phineka. Aquile ed avoltoi si librano incessantemente al disopra della rupe ardente della Fenicia asiatica. Non è forse a questo fatto, domanda Fellows,[722] che si deve attribuire la leggenda della fenice, che risorge dalle sue ceneri?
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