[Immagine 077.png - N. 77. -- CHIMERA DI LICIA].
I promontorî della Licia, come quelli della Cilicia Trachea, terminano quasi tutti con alte pareti, d'un calcare biancastro, che contrasta colle loro scure foreste di pini. Il litorale, tagliato a numerose penisole, tenta di formare qualche isola, come per annunciare gli arcipelaghi delle coste occidentali. I nomi dati dai marinai greci od italiani cominciano a predominare; così l'isola principale della costa, Castel-Orizzo, deve probabilmente questo nome (Castel-Rosso) alle tinte rossastre delle sue rupi; il promontorio e le isole di Chelidan o Chelidonia, nell'angolo sud-orientale della Licia, hanno tal nome dalle rondini, che turbinano a nuvole intorno le rupi; più lontano, sulla costa orientale, s'apre la porta Genovese. V'hanno pochi paraggi nel Mediterraneo, dove le correnti marittime abbiano più forza che negli stretti delle isole Chelidan; il flutto che si spinge sempre dalle coste della Siria verso ovest, rasentando il litorale dell'Anatolia, va a battere a sud d'Adalia contro le balze verticali, che si presentano attraverso il suo corso come una diga enorme, e, gettandosi verso sinistra, sfugge rapidamente verso l'alto mare per gli sbocchi, che gli offre il piccolo arcipelago di Chelidan; in certi punti la velocità della corrente s'avvicina a 5 chilometri l'ora. Queste isole sono pure molto curiose per le profonde fosse che le dividono; tre sono tagliate da una riva all'altra da una specie di viale così regolare, come se la trincea fosse stata fatta dall'uomo: si direbbe che la roccia ha ceduto nella parte immediatamente sottoposta e che gli strati sovrincombenti si sono affondati in massa a qualche metro sotto il livello del mare.
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