La piramide rocciosa del Rapana, che si rizza nel mezzo di questa catena, al disopra delle grandi foreste di pini, delle macchie di allori e di mirti, è la vetta più elevata del litorale asiatico del mar Egeo (1,258 metri); immediatamente ad ovest, s'arrotonda la schiena di un'altra cima, un po' meno alta (1,208 metri), ma considerata dai marinai elleni come il monte sacro; gli avanzi di una cappella dedicata al profeta Elia, che succede nella venerazione degli Joni al dio solare Apollo-Melcarte, sorge sull'orlo del precipizio, dominando il meraviglioso spettacolo del litorale e del mare con i suoi golfi, i suoi stretti e le sue isole. Di fronte, come a un tratto di pietra, si vede l'isola di Samo, che termina ad ovest colla massa del Kerki, più alta ancora (1,750 metri) delle vette del Mycale; poi, al di là, si mostrano le cime di Nikaria, che superano egualmente i 1,000 metri, e verso il sud-ovest diverse isole, fra le altre Patmo, appaiono sul fondo violetto del mare, ora come ombre nere, ora come vapori luminosi. Lo stretto che separa da Samo il capo più avanzato di Mycale, ha soli 2 chilometri di larghezza, e ancora una piccola isola dove si riposano i disertori, che attraversano lo stretto a nuoto, divide il canale in due bracci. Dalla città di Samo la popolazione potè vedere rizzarsi la croce, sulla quale il tiranno Policrate fu inchiodato "nella sua gloria". Questo promontorio estremo della terraferma ha conservato il suo nome antico di Mycale, trasformato per trasposizione di sillabe in Camilla o Camello.
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