L'Ilkas-dagh, a sud di Kastamuni, l'Elma-dagh o "monte dei Meli", a sud d'Angora, superano pure i 2,000 metri; ad ovest di Sivas, una catena formata, come l'Ala dagh, di muraglie parallele orientate da sud-ovest a nord-est e separate da altipiani erbosi, si è meritata per le sue nevi d'inverno il nome di d'Ak dagh o "monte Bianco"; Tchihatcheff valuta a 2,200 metri l'altezza delle sue vette più elevate. Lo Yildiz-dagh o "monte delle Stelle", che le continua a nord-est, ha circa un migliaio di metri; ma più oltre i monti si rialzano per unirsi alle catene pontiche. Un'alta cresta fiancheggia il litorale a nord della depressione profonda che percorre il Lycus o Ghermili. Sieniti, porfidi, rivestiti qua e là di rocce sedimentari, formano l'ossatura di questi monti, che le lave perforano in qualche punto: a nord di Ciabin Karahissar, un vulcano, il Kazan Kaya o "Caldaia di Pietra", innalza il suo cratere sfaldato all'altezza di oltre 2,500 metri [735]. Questa catena del litorale è forse la più ricca dell'Anatolia in minerali di ferro, rame, piombo argentifero, e mucchi di scorie, lasciati dagli antichi Calibi, s'incontrano dappertutto in mezzo alle macchie: colà, secondo la leggenda, sarebbero stati inventati l'incudine ed il martello.
L'Asia Minore avendo nel suo insieme la forma d'un altipiano inclinato verso nord-ovest, è necessario che lo scolo delle sue acque avvenga specialmente in questa direzione: così il mar Nero, per i bacini dei due Irmak e del Sakaria, riceve le acque di più che metà dell'Anatolia; ma restano ancora nel centro della Penisola vaste depressioni chiuse, dove le piogge si raccolgono in laghi salati.
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