La scelta di questo limite si spiega coll'importanza militare di tre corsi d'acqua notevoli, il Thermodon, l'Iris, e l'Halys, susseguentisi a poca distanza, come i fossati d'una cittadella [737]. Il progresso delle alluvioni del Kizil irmak è stato notevole: la città di Pavrakhe, la Bafra dei nostri giorni, trovavasi sulla riva del mare un migliaio d'anni fa, e nel secolo decimosettimo era ancora visitata dalle navi [738].
Sebbene più lungo di tutti gli altri fiumi dell'Asia Minore, il Kizil irmak reca una massa liquida inferiore a quella del Sakaria, il Sagaris o Sagarias degli antichi. Il Sakaria è sinuosissimo, come i due Irmak dell'Anatolia orientale; mentre dalle sorgenti alla foce la sua distanza in linea retta è di 200 chilometri, il suo sviluppo totale è almeno triplo. La direzione normale delle montagne di questa regione volge da est ad ovest, e perciò nello stesso senso scorrono il Sakaria ed i suoi affluenti; per guadagnare il mar Nero, s'impegnano poi in strette chiuse o derbent, aperte attraverso i monti. Nella pianura inferiore, il Sakaria, rapido e carico d'alluvioni, ha frequentemente cambiato di letto, e gli annali bizantini parlano di lavori idraulici notevoli intrapresi per rettificarlo. Parecchi progetti di canalizzazione del Sakaria sono stati pure presentati ai nostri giorni al governo turco; secondo un piano redatto nel 1870 da ingegneri francesi, il fiume doveva essere reso completamente navigabile in ogni stagione fino a 250 chilometri a monte della foce mercè una serie di conche; alcuni canali laterali dovevano essere scavati in certe parti difficili del percorso e i banchi che ostruiscono il fiume sarebbero stati evitati con un taglio della costa, prolungato fino alle acque profonde [739]. Questi progetti non sono stati realizzati, ed il Sakaria serve soltanto ai piccoli battelli locali ed alle zattere di legno e di carbone spedite a Costantinopoli.
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