Invece di discendere direttamente verso il mare vicino, ne resta separato da un muro di rupi, di cui rasenta il piede per un tratto di 100 chilometri circa. Allo sbocco della valle, le pareti delle montagne, bianche e striate di azzurro, rosso e giallo, sono tutte disgregate da una moltitudine di piccoli getti d'acqua salata; dal suolo della pianura si slanciano da tutte le parti fili d'acqua, la cui temperatura è di 78 a 90 gradi e che si riuniscono in un ruscello termale, affluente del Tuzla-su. Si potrebbe estrarne un'enorme quantità di sale, mentre, secondo Tchihatcheff, la produzione annua giungerebbe appena a 18 od a 20 tonnellate.
Madara-tsciai, Khogia-tsciai, Bakyr-tsciai si succedono nella direzione del sud; ma il primo fiume di questo versante che rechi acque abbondanti è il Ghediz-tsciai, l'antico Hermus, che feconda le campagne lidie. Nato presso la città di Ghediz, che gli dà il nome, sfugge dalle montagne per una successione di gole, poi serpeggia in lunghi meandri nella pianura di Sardi, un tempo lacustre; il laghetto salmastro di Mermereh, che riempie una cavità della montagna a nord della pianura e che l'evaporazione ha abbassato gradatamente sino ad una quota appena superiore al livello marino, è forse un avanzo del mare interno che occupava la pianura di Lidia e sfuggì per la forra di Menemen, fra il Sypilo e l'Hassan-dagh. All'uscita di queste gole, il Ghediz, carico di fanghi, non ha cessato d'ingrandire il continente a spese del golfo; tutto lo spazio di parecchie centinaia di chilometri quadrati, che si stende a sud di Menemen, fra i promontorî occidentali del Sipylo e le montagne di Focea, è una conquista del fiume, alternativamente vasto campo di frumento e bacino d'inondazione.
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