Tali cambiamenti hanno fatto supporre che le oscillazioni del suolo abbiano la loro parte nello spostamento del litorale. Livellazioni precise fatte nelle fondamenta dei lavori idraulici dell'antica Efeso, permetteranno di risolvere questo problema di fisiografia.
Il Buyuk Mendereh o "Gran Meandro" è infatti uno dei corsi d'acqua più abbondanti dell'Anatolia; fra le sorgenti e la foce, la lunghezza sviluppata del suo letto è di 380 chilometri circa, ed alcuni affluenti del Meandro non hanno meno di 100 chilometri; l'insieme del bacino comprende una superficie di circa 25,000 chilometri quadrati, il che permette di valutare la portata normale del fiume a più di 200 metri cubi al secondo, giusta la quantità media delle piogge che cadono nel paese. Il Meandro nasce sull'altipiano, nel laghetto di Hoiran, a quasi 1000 metri d'altezza. Appena uscito dal bacino, sparisce in una fessura della roccia calcare, per riapparire ad est di Dineir, poi s'inabissa ancora e scaturisce una seconda volta, vicinissimo alla città. A piè delle roccie che ha attraversato, entra in una vasta pianura, che una volta era un lago, e, sebbene scorra all'aria libera, cessa d'esser visibile fra le macchie di canne che lo orlano per chilometri di distanza: i canneti, fra i quali serpeggia il Meandro nascosto, sono quelli che la favola fa piegare sotto la brezza per ripetere eternamente l'onta del re Mida. All'uscire da questa pianura, il Meandro, raddoppiato dal Banas-tsciai, attraversa strette gole, poi entra nelle magnifiche campagne che, salvo brevi spazi rocciosi, si prolungano fino al mare; in questo punto pare che già abbia tutto il suo volume; in tempo di piena è un vero fiume, che rode le spiaggie, s'apre nuovi letti, forma o distrugge delle isole.
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