Discendendo per graziose cascate nella pianura di Tarso, il Cydnus "dalle acque fredde" inaffia giardini ed orti, poi, spandendosi in paludi, che tengono il luogo d'un antico lago, entra in mare a poca distanza ad ovest della foce del Seihun. Come tante altre correnti dell'Asia Minore, il Cydnus ha cambiato spesso di letto: una volta attraversava la città di Tarso; dalla fine del secolo decimosesto scorre ad oriente delle mura [762].
Ma i fiumi erranti per eccellenza sono i due fiumi della Cilicia orientale, il Sarus ed il Pyramus, che i Turchi e gli Arabi chiamano Seihun (Sihun, Sihan, Saran) e Giihun (Giihan), sia in memoria dei due grandi corsi omonimi del Turkestan, più conosciuti oggi sotto il nome di Sir ed Amu, sia per allusione alle due correnti del mitico Paradiso. Il Sarus è il più abbondante e quello che ha la maggior lunghezza; nato verso la metà della radice peninsulare, a nord-est del monte Argea, delle montagne che dominano a sud la valle dell'alto Kizil irmak, esso riceve le acque che scolano nelle depressioni parallele dell'Anti-Tauro e sfuggono tutte dalla regione montuosa per chiuse profonde e d'un aspetto grandioso; ad ovest altri torrenti discendono dall'altipiano centrale verso il Sarus, dopo avere attraversato il Tauro per gole d'accesso ancora più difficile delle Porte Cilicie. Il Giihun o Pyramus nasce nella regione dello spartiacque, dall'altra parte della quale scorre l'Eufrate, ma fino ad oggi Strabone è l'unico viaggiatore che descriva la sorgente del fiume, "abisso profondo da cui l'acqua si slancia tutta d'un tratto, così potente che un dardo vi si conficca a stento". È pure Strabone che parla, ed in termini d'una rara precisione, della gola per la quale il Pyramus sfugge dalla regione delle montagne.
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