Popoli semitici abitarono le parti meridionali dell'Anatolia e, nell'interno del paese, il loro sangue, i loro dialetti, i loro nomi, pare abbiano predominato presso popolazioni numerose; nel sud-ovest pare si siano mescolati con uomini di tinta nera, forse Kusciti. Nelle provincie orientali, i principali elementi etnici erano imparentati coi Persiani, e parlavano lingue affini allo zendo; altri rappresentano gl'immigranti del Nord compresi sotto il nome di Turanici. Ad Occidente si fecero migrazioni in senso inverso di quelle che discendevano dagli altipiani dell'Armenia; i Traci erano in rapporti di commercio e di civiltà fra i due versanti dell'Europa e dell'Asia inclinati verso la Propontide, e dall'una all'altra parte del mondo i Greci erano sempre in movimento attraverso il mar Egeo. Anche dai paesi più lontani dell'Europa vennero immigranti in gran numero: i Galli si stabilirono in Asia e per secoli si mantennero distinti dalle popolazioni circostanti. Ma in nessuna epoca la Penisola appartenne ad una nazione omogenea di una medesima lingua e di una medesima civiltà; nessuna delle sue razze esercitò mai una vera autonomia. Joni, Lelegi, Cariani, Frigi, Paflagoni, Lici e Cilici, tutti questi popoli diversi cercavano di difendere la loro autonomia, e qualche città, riuscendo a conservare la propria indipendenza, acquistò nello stesso tempo la forza e la gloria, ma l'unità non si fece mai con federazioni di città; si compiè in apparenza colle conquiste straniere, che i cittadini tramutavano in sudditi e schiavi [787].
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