Nei tempi delle loro conquiste i Turchi si spostavano per clan e per famiglie: vecchi, spose, fanciulli, sorelle, seguivano i guerrieri in prossimità del campo di battaglia; vincitori o vinti, tutti partecipavano della stessa sorte. Adesso la coscrizione toglie i giovani alla famiglia, non solo per alcuni mesi per tre o cinque anni al più, come nei paesi dell'Europa occidentale, ma per un lungo periodo e spesso per tutta la vita. I coscritti Turchi, anche gli Zaibek, non celebrano il loro arrolamento con canti o banchetti; quasi tutti ammogliati da due o tre anni, quando i sergenti reclutatori vanno ad impossessarsi delle loro persone, sono costretti ad abbandonare genitori, mogli, figli; tutti i legami della famiglia sono spezzati ad un tempo. Così, qualunque sia la loro forza d'animo, essi s'allontanano in silenzio, come colpiti dal destino. Nelle parti dell'Anatolia occidentale, dove penetrano le ferrovie della rete di Smirne, vengono trasportati a centinaia; ad ogni stazione il convoglio si ferma per accrescere il suo carico di reclute. La folla delle madri, delle mogli e delle sorelle si pigia intorno agli sportelli, per avere un ultimo bacio, un'ultima stretta di mano. Singhiozzi e grida s'innalzano, quando la macchina si scuote, e le disgraziate corrono invano lungo i carrozzoni, stendendo fiori e rami d'olivo verso quei visi amati che la lontananza rende ben presto indistinti.
[Tavola 42.png - DONNA TURCA DI BRUSSA. Da una fotografia comunicata dal signor Héron].
Indeboliti, minacciati nella loro esistenza nazionale dalle esigenze regolari della coscrizione, dotati inoltre di una qualità, che nella loro situazione è un difetto, la rassegnazione, i Turchi corrono un estremo pericolo, che viene dalla concorrenza vitale con una razza dotata d'una più forte iniziativa.
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