Una volta il commercio dell'Asia Minore apparteneva in gran parte agli stranieri, quasi tutti cattolici latini, stabiliti a Smirne ed altri porti del litorale: vengono compresi sotto il nome collettivo di Levantini. Prima del risveglio della nazionalità greca, essi erano i soli intermediarî fra i Turchi dell'Anatolia ed i porti dell'Occidente; ma l'attività crescente degli Elleni e le facilitazioni, che l'uso dei battelli a vapore procurò al commercio diretto, hanno naturalmente diminuito l'influenza dei Levantini. I più, stabiliti nel paese da parecchie generazioni, sono di razza mista; molti conoscono assai imperfettamente la lingua della nazione alla quale appartengono per le loro origine, ma reclamano sempre al loro console e godono del privilegio d'essere sottratti alla giurisdizione turca; fra loro vengono quasi sempre scelti gli agenti consolari e gl'impiegati dell'ufficio dei rappresentanti stranieri. Senza dubbio spariranno presto o tardi come classe distinta, gli uni per confondersi colla popolazione del paese, gli altri per rientrare nel seno della nazione d'origine. Molto prima ancora della classe, sparirà il gergo conosciuto sotto il nome di "lingua franca", creato dalle relazioni commerciale dei Levantini cogl'indigeni di ogni razza nei porti dell'Oriente. Questo parlare, composto di qualche centinaio di parole giustapposte senza alcuna flessione, era specialmente italiano, essendo nativi dell'Italia i più di quelli che lo parlavano; ma comprendeva anche termini provenzali, spagnuoli, francesi, del pari che i nomi locali, greci e turchi, degli oggetti di commercio.
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