Un istmo stretto, che i venti del nord-ovest spargono d'una sabbia fina, collega le alture alla terraferma: dalle coste che dominano il peduncolo di Sinope, le sue costruzioni e le sue due rade, si contempla uno dei quadri più attraenti del litorale d'Asia. Le ondulazioni armoniose della riva, paragonate da poeti orientali al corpo snello d'un adolescente, i gruppi d'alberi sparsi che ombreggiano i pendii, le case, le torri, i minareti, i navigli che si specchiano nell'onda azzurra, il contrasto dei due porti aventi ognuno il proprio sistema d'ondulazione e di correnti, luminosità e riflessi proprî, hanno fatto di Sinope il gioiello dell'Anatolia del nord. Ma all'interno delle mura, fiancheggiate di torri piene di crepe e pendenti, non si vede più alcun avanzo dei monumenti che sorgevano nella libera città greca, ai tempi in cui nacque Diogene il Cinico; gli edifizî che costruì Mitridate, parimenti figlio di Sinope, non esistono più, ma nelle mura bizantine sono incastrati frammenti di scolture e d'iscrizioni antiche. Il porto meridionale, che è di molto il più frequentato, non è protetto da nessuna gettata, ma le navi possono ancorarvi con tutta sicurezza quando soffia il pericoloso vento d'ovest. Il governo turco ha ricostruito a Sinope un arsenale ed un cantiere di costruzioni per sostituire quelli che la flotta russa venne a bruciare, in principio della guerra di Crimea, nel 1853, colla piccola squadra ottomana ancorata nella rada. Il commercio locale ha qualche importanza per la spedizione dei frutti e del legname [813]. Si sa che la città paflagonica forniva un tempo agli artisti quella "terra di Sinope", il cui nome s'è trasmesso nel linguaggio araldico al verde "sinoplo" dei blasoni.
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