L'estremità del promontorio di Sinope è sparsa d'abissi e di buche profonde.
Ad ovest del capo Syrias o Ingieh burnu, limite degli olivi verso l'Occidente, come fu già notato da Senofonte, si succedono alcuni piccoli porti fra le punte rocciose; tale l'antica colonia greca d'Ineboli, da cui parte una strada di montagna per Kastamuni, Kotsh hissar e Tsciangri. Più lontano giace Sesamyus (Amastris, Amasra), dove si vedono gli avanzi d'un giardino pensile, sorretto da diciannove vôlte colossali [814]. Il porto di Bartan, parimenti d'origine greca, è situato non sul mare, ma su d'un corso d'acqua, l'antico Parthenius, che permette l'entrata fino ad una lega nell'interno alle navi che non pescano più di 2 metri. Il fiume di Filias - una volta Billæus, - molto più abbondante del Bartan o Parthenius, è chiuso alla foce da una barra, cui non possono superare i bastimenti; ma esso inaffìa i giardini di due città importanti, chiamate ambedue Boli. La Boli dell'est, indicata specialmente col nome di Zafaran-Boli o "Boli dello Zafferano", giace in un largo bacino di campagne fertili, percorso dal Sughanli-su, affluente del Filias; lo zafferano, che nel mese d'ottobre abbellisce dei suoi fiori tutta la pianura, si esporta specialmente in Siria ed in Egitto. La Boli dell'ovest, chiamata semplicemente Boli, si trova già nel cuore delle montagne, a 860 metri d'altezza, sulla strada da Erekli ad Angora: è l'antica Bithynium. La città, grande e triste, è dominata da un'alta rupe, che porta le rovine d'una fortezza; a sud si profilano i lunghi dorsi selvaggi dell'Ala dagh, l'Olimpo di Galazia.
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