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      Un leone d'un bello stile è incastrato in una fontana turca, quasi alle porte d'Angora, e ad una giornata di viaggio a sud-ovest, in una forra dei vasti altipiani dell'Haimaneh, i signori Perrot e Guillaume hanno scoperto un prezioso monumento hittito, rappresentante due grandi figure coperte di tiara e colla mano destra stesa verso l'Occidente. Sopra queste scolture s'adergono le mura ciclopiche d'una fortezza, chiamata Ghiaur-kaleh dagl'indigeni.
      Quasi un terzo della popolazione d'Angora si compone d'Armeni uniti, che hanno dimenticato la loro lingua e parlano sempre turco, fuori che al seminario, mentre ad ovest il borgo d'Istanos, sito nel posto della città dove Alessandro tagliò il nodo gordiano, ha conservato l'antico idioma. Gli Armeni di Angora si distinguono da quelli di Costantinopoli per una maggiore cordialità, per un amore più loquace e più gaio, per minore riservatezza nelle relazioni cogli stranieri. Il tipo è del pari differente: nelle città della Galazia le armene non hanno generalmente la tinta bruna, i lineamenti un po' grossolani, il viso troppo arrotondato, che si osservano ordinariamente nelle donne haikane della Turchia; un gran numero ha i capelli biondi, gli occhi azzurri, la faccia ovale, la fisonomia degli Occidentali, tipo che si ritrova del resto frequentemente nella Paflagonia [820]. Il signor Perrot si domanda se non si debba vedere negli Armeni d'Angora una razza mista discendente in parte dai Galati, i "Francesi d'una volta", come dicono gli Armeni.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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