Del pari i musulmani della Galazia, che passano per i più dolci e socievoli dell'Anatolia, avrebbero una lieve parte di sangue gallico nelle vene [821]. Tuttavia sono almeno diciotto secoli che l'elemento celtico s'è fuso definitivamente nella popolazione d'Ancira: si ripete spesso con san Gerolamo, che a' suoi tempi, ossia nel quarto secolo dell'era cristiana, la lingua parlata dagli Anciresi era quella stessa dei Treviri; ma da tre secoli già i nomi greci s'erano sostituiti nel paese ai nomi galati, prova che l'idioma gallico era sparito a quell'epoca; nel territorio galato non s'è ritrovata alcuna iscrizione celtica, alcun monumento che richiamasse in qualche modo la lontana patria occidentale [822]. Gli Armeni d'Angora si danno quasi tutti al traffico minuto. Il commercio d'esportazione apparteneva nel secolo scorso a negozianti inglesi, olandesi e francesi; il loro posto è stato preso da negozianti greci imrnigrati da Kaisarieh, che comprano e spediscono in Inghilterra il pelo delle capre d'Angora, una lana fina e sericea come il pashm delle capre del Cascemir; invano verso la metà del secolo il governo turco ne concesse il monopolio ai correligionarî: per la forza delle cose è ritornato ai Greci. Essi spediscono pure altre derrate, segnatamente la cera e lo tscekeri (rhamnus alaternus), bacca gialla che tinge le stoffe d'un bel color verde. Due volte l'anno i negozianti lasciano i loro banchi per andare a soggiornare nelle loro vigne; vi salgono in aprile od in maggio, poi ne discendono durante i grandi calori, e ripigliano la strada delle loro case di campagna per le vendemmie: non vi ha residente d'Angora così povero che non possieda il suo "mazet".
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