Ghemlik, come Nicomedia, fa un piccolo commercio al minuto e costruisce barche di piccolo tonnellaggio. Isnik o Nicea, che una volta aveva la sua "marina", là dove sorge oggi la piccola borgata greca di Ghemlik, non è più che un povero villaggio perduto nella sua doppia cinta romana, e quasi interamente abbandonato nella stagione delle febbri. La "Città della Vittoria", residenza dei re di Bitinia, luogo di nascita d'Ipparco, si compone d'un centinaio di poveri casolari e di rovine mezzo nascoste nei cespugli. Però da lontano Nicea si crederebbe una gran città; le sue alte muraglie, fiancheggiate da grosse torri, sono conservate abbastanza bene; ma, avvicinandosi, si scorgono i gruppi d'arbusti, che nascono fra le breccie. Le moschee sono atterrate, non resta nulla dei monumenti romani; l'unica curiosità è una chiesetta greca, contenente una grossolana pittura del concilio di Nicea, che nel 325 proclamò quasi tutti gli articoli di fede noti sotto il nome di "Simbolo degli Apostoli". Nicea è una delle città famose nella storia delle Crociate: nel 1096 l'esercito cattolico lasciò più di ventimila cadaveri nelle gole vicine; l'anno seguente s'impossessò di Nicea, bloccandola con una flottiglia trasportata per terra nel lago d'Isnik.
La capitale del vilayet di Hudavendighiar, Brussa, è una delle grandi città dell'Anatolia, ed è del pari una delle più graziose. Vastissima e divisa in quartieri distinti, che sono fra loro separati da vallette, ombreggiati da platani e percorsi d'acque vive, essa domina la campagna fertile dell'Ulfer-tsciai con le sue case a tetti rossi, le sue cupole dorate ed i suoi minareti bianchi; non v'è gruppo di costruzioni che non sia abbellito dal verde: Brussa è un parco ed una città nello stesso tempo.
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