I potenti contrafforti dell'Olimpo, rigati di pieghe convergenti, fanno spiccare col loro verde cupo lo splendore degli edifizi; immediatamente sopra la città si stende la zona dei castagni, poi vengono le foreste d'essenze svariate, nocciuoli, carpini, faggi e quercie, e più su gli abeti ed altre conifere cingono la montagna d'una cerchia nera. La pianura, che si stende a piè delle terrazze della città, è un immenso giardino, dove i sentieri e le strade serpeggiano all'ombra di noci giganteschi; i caprifogli ed i gelsomini appendono le loro ghirlande ai rami dei cipressi e degli alberi da frutto.
[Immagine 096.png - N. 96. -- BRUSSA].
[Tavola 47.png - BRUSSA. -- TOMBA DI MAOMETTO II NELLA MOSCHEA VERDE. Disegno di Garen, da una fotografia comunicata dal signor Héron].
Brussa, che conserva, leggermente modificato, il nome di Prusium che le diede il suo fondatore, il re Prusias di Bitinia, non ha più avanzi dell'antichità romana; ma, malgrado i terremoti, che hanno scosso i suoi edifizi e distrutto o inclinati i suoi minareti, serba qualche resto prezioso dell'epoca in cui fu capitale dell'impero ottomano; sin dal 1328 appartenne agli Osmanli: colà appunto Orkhan "il Vittorioso" ricevè il titolo di padisciah degli Osmanli. Brussa è la città dove i Turchi ottomani acquistarono la coscienza della loro forza, dove la "tribù si mutò in nazione e il capo di una banda diventò capo d'un impero" [827]. Dopo aver succeduto alla sua vicina, Yeni scehr, come residenza dei sultani, essa fu sostituita a sua volta da Adrianopoli, poi da Costantinopoli, ma resta sempre città venerata, e vi si visitano religiosamente il cenotafio di Osmano, del pari che la tomba di Maometto II e degli altri primi sovrani dell'impero.
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